Complesso di San Firenze
Restauro paramento lapideo e gruppi scultorei della facciata
Notizie storiche
il
luogo dove attualmente sorge il complesso di San Firenze ha ospitato fin
dall’antichità edifici destinati al culto religioso, infatti, nel 1772, furono
trovati resti che sembrano appartenenti ad un antico Tempio dedicato a Iside. La
pianta di Firenze di don Stefano Buonsignori, impressa nel 1584, mostra
l’ubicazione di due chiese (tra cui S. Fiorenzo), separate da un isolato di case
che si protendeva nell’attuale piazza San Firenze. L’intenzione di Padri
filippini, venendo ad abitare nel centro cittadino alla fine del 1631, era di
costruire una nuova chiesa e un nuovo oratorio sull’area della chiesa di San
Fiorenzo. Un nuovo personaggio appena affacciato nella scena fiorentina, fu
destinato ad imprimere una traccia profonda nella storia della comunità
oratoriana: il nobile fiorentino Giuliano Serragli. La delibera definitiva di
costruzione di una nuova chiesa porta ufficialmente la data del gennaio 1645.
Quanto all’architetto progettista, l’indicazione unanime era per Pietro da
Cortona, scelto probabilmente dallo stesso Giuliano Serragli. La Congregazione,
tuttavia, ritenne opportuno indire un bando di concorso, invitando a
parteciparvi, insieme col Cortona, Giovanni Coccapani e Gherardo Silvani. I
lavori proseguirono alacremente cosicché, come previsto, la cerimonia di posa
della prima pietra ebbe luogo il 26 maggio 1645, festa di san Filippo. Gli aiuti
finanziari erano però pochi e sporadici e lo stato di salute di quasi tutti i
membri della Congregazione era precario e la città era di nuovo turbata da una
minaccia di epidemia; pertanto i lavori furono presto interrotti. Nel 1668
furono ripresi i lavori con l’oratorio del Silvani (l’attuale chiesa) La
facciata della chiesa di San Filippo Neri, sulla sinistra dell’intero prospetto,
fu costruita a partire dal 1730, su progetto di Ferdinando Ruggieri, e
realizzata con pietra forte. La rimanente parte della facciata, cioè il palazzo
centrale e la facciata gemella dell’oratorio sulla destra, fu realizzata a
partire dal 1772, su progetto di Zanobi del Rosso. Il 25 marzo 1808 fu estesa
anche alla Toscana la legislazione
francese, un decreto imperiale stabiliva la soppressione delle congregazioni
religiose. Nel 1867, il Demanio, trasformò l’Oratorio come aula del Parlamento
della seconda capitale d’Italia. Infine fu ceduto dallo Stato al Comune come
parziale risarcimento delle spese da esso sostenute nel breve periodo di firenze
capitale e a tutt’oggi utilizzata dal tribunale della città.
Motivazioni dell’intervento con indicazione dello stato di degrado
Nonostante l’ottima qualità di cava della pietra forte ed un’ottima lavorazione da parte delle maestranze, i pericolosi distacchi e le rotture di frammenti erono ormai all’ordine del giorno. A causa dell’effetto del dilavamento, dell’infiltrazione delle acque meteoriche ed dell’aumento di acidità di queste, si hanno sconnessioni e rotture di consistenti parti di modanature e di elementi decorativi. I fenomeni gelivi, gli sbalzi termici, l’inquinamento atmosferico e la formazione di croste, completa il quadro di deterioramento.
Descrizione
dell’intervento
Rimozione della mantelline del cornicione e rimozione ove possibile del cemento esistente apposto in fasi manutentive precedenti, revisione di tutte le staffe e bloccaggio delle esistenti, ancora efficaci, rimozione di quelle in ferro pericolose, sostituzione ove necessario con imperniature interne e nuove staffe.
Preconsolidamento localizzato e rimozione di tutte le vecchie stuccature e le malte incoerenti, pulitura delle parti in pietra forte, integrazione delle parti mancanti nelle sculture mediante impasto in cocciopesto e consolidamento specifico.
Intervento impegnativo, per l’avanzato stato di deterioramento, sui balaustrini del terrazzino.
Intervento complesso di restauro degli ornati, delle sculture e dei gruppi marmorei in cui la pulitura è stata eseguita gradualmente, salvaguardando le patine nobili mineralizzate, che hanno funzione protettiva e ormai storicizzata. L’asportazione di parte delle croste nere è avvenuta con l’impiego del laser mentre sulle superfici di fondo, livellate a scalpello e sgrezzate a subbia, i depositi spessi e di consistenza calcarea sono stati rimossi meccanicamente con il bisturi. Alla fase di pulitura è seguito il consolidamento delle superfici poi protette con cera microcristallina.