ARCO TRIONFALE DEI LORENA
NOTA STORICA
L'arco, progettato dall'architetto lorenese Jean Nicolas Jadot su suggerimento
del marchese Carlo Ginori, fu costruito, fuori porta S. Gallo, per salutare il
solenne ingresso a Firenze di Francesco Stefano di Lorena, che veniva a prendere
possesso del Granducato di Toscana.
I lavori iniziarono il 16 dicembre 1738 e, per quanto condotti a tappe forzate (vennero utilizzati 4.000 uomini in quattro turni giornalieri e notturni), non furono finiti in tempo. All'arrivo del Granduca, avvenuto il 19 gennaio 1739, la muratura giungeva all'altezza dei tre archi; la parte superiore fu temporaneamente sostituita con strutture in legno e tele dipinte, raffiguranti l'intero progetto dell'arco, comprendente anche una parte plastica costituita da statue e bassorilievi.
Terminate le cerimonie per il Granduca, si pensò di non demolire l'arco che, contrariamente agli apparati fiorentini dei secoli precedenti considerati strutture effimere, venne portato a termine e decorato con l'imponente apparato, attualmente esistente, realizzato tra il 1740 e il 1759.
Gli architetti Ruggeri e Ciurini, insieme allo scultore Pietro Cipriani, su incarico del Consiglio delle Finanze del Granduca, seguirono la prosecuzione dei lavori curandone l'aspetto artistico ed economico per una spesa di quarantamila scudi.
L'arco di "piazza della porta a S. Gallo", divenuta poi "piazza Cavour", oggi "della Libertà", fu il primo arco trionfale a carattere permanente costruito in Italia in epoca moderna e mostra evidenti richiami a modelli di archi trionfali romani.
La decorazione plastica è costituita da quindici figure allegoriche, un fregio con motivi araldici, quattro trofei d'armi, sei bassorilievi con episodi della vita di Francesco Stefano e, sulla sommità, una statua equestre dello stesso Granduca.
Numerosi gli artisti che lavorarono a questa impresa, fra questi si ricordano Vincenzo Foggini, Girolamo Ticciati, Giuseppe Piamontini, Francesco Jansen.
Gli interventi di sistemazione della piazza, ad opera del Poggi, lasciarono praticamente immutate le componenti architettoniche e le finiture dell'arco fino al restauro del 1963; tale restauro, diretto dall'arch. Fabbrini assistito da Mameli Cupisti, comportò la sostituzione delle statue del fronte nord e di quella equestre, in materiale di arenaria, con copie in conglomerato cementizio.
Negli anni Settanta furono eseguiti lavori di straordinaria manutenzione ai paramenti lapidei, che presentavano segni evidenti di deterioramento e distacco.
ULTIMO RESTAURO 1994-1995
Durante l'ultimo restauro, sono stati effettuati prevalentemente interventi di preconsolidamento, pulizia, consolidamento e protezione su quasi la totalità delle superfici.
Per le superfici marmoree (statue in marmo bianco, fregi, bassorilievi e le varie targhe) si è eseguito:
- lavaggio con acqua demineralizzata con filtri a base di resine e sali; impacchi con carbonato d'ammonio e silice micronizzata, atti a sciogliere e rimuovere croste nere e macchie; interventi localizzati, con airbrasive e microsfere di ossido di alluminio, nei punti in cui le croste erano più consistenti;
- preconsolidamento e riprese delle superfici ed ornati, con akeogard stucco e polvere di marmo bianco;
- consolidamento con akeogard consolidante;
- protezione delle superfici con cera microcristallina sciolta a caldo con essenza di trementina;
- staffe ed armature metalliche, inserite nei precedenti interventi, sono state sostituite con elementi in acciaio inox o rame; per i supporti dei trofei di guerra in ferro si è eseguito trattamento anticorrosivo.
Per le strutture in pietra (fregi, festoni, targhe, colonne complete di basi e capitelli) si è eseguito:
- pulizia effettuata con spazzole ed idrolavaggio a pressione controllata, impacchi di carbonato d'ammonio ed attapulgite;
- consolidamento con microstuccature e cementazioni con malte plastiche sika top 121, polvere di pietra ed emulsione di attacco sika lat;
- trattamento protettivo con applicazione, a più riprese, di silicato di etile.
- per le architravi, sopra gli archi laterali, è stata necessaria la totale sostituzione degli elementi portanti, completamente sfaldati ed irrecuperabili, con elementi ricostruiti seguendo i profili e le modanature originali;
- per le colonne si è reso necessario un radicale intervento di ricostruzione della superficie esfoliata dei fusti, mediante impiego di pietre artificiali, confezionate con malte plastiche, sika top 122-121 e modulo specifico sika lat, previo inserimento nelle falde interne dei conci in arenaria, di idonee armature, realizzate con microbarre filettate in ottone, ancorate con resine epossidiche, collegate con filo di rame in modo da realizzare un reticolo; le superfici così ricostruite sono state manualmente e sapientemente martellinate sì da ottenere un effetto come quello originale; la successiva patinatura delle superfici è stata eseguita in modo da riprendere le cromie e colorazioni della pietra bigia esistente; come protezione finale, si è applicato silicato di etile; è stato eseguito analogo intervento, con rifacimento completo dei profili architettonici come gli originali, anche alle basi e ai collarini dei capitelli delle colonne
Per i
paramenti e statue in conglomerato cementizio si è eseguito:
- lavaggio delle superfici con acqua a pressione controllata; applicazione ed impacchi, con acqua ossigenata 100 volumi, atti a bruciare e rimuovere flora batterica, muschi, licheni e muffe.
- rimozione delle falde e frammenti erratici irrecuperabili; spazzolatura dei ferri (armatura c.a.) in vista, ossidati; spalmatura dei ferri con sika top armatec 108; ricostruzione delle parti mancanti con sika top 122; trattamento idrorepellente del cemento con applicazione, in due mani, di sika conservado 5.
Per il paramento murario ad intonaco si è eseguito:
- riprese di intonaco per le parti deteriorate ed ammalorate con malte di calce e finiture a grassello;
- tinteggiatura di tutte le facciate con colori a calce; patinatura con latte di calce e colori minerali idrodispersibili;
- nei marcapiani e cornici sono state inserite delle scossaline in lamiera di rame 5/10, sagomate secondo i profili originali; sulle foglie di acanto dei capitelli sono state eseguite delle protezioni in lamiera di piombo di 2 mm, appropriatamente modellate.
Poiché i piccioni, oltre allo smog, all'incuria e ai fenomeni erosivi, sono stati una delle cause di degrado dell'arco, è stato realizzato un sofisticato sistema antivolatile a più livelli (con tensione a bassa frequenza e segnale ad onda quadra) che permette di allontanare i volatili senza arrecare loro alcun danno.
Bibl. : R. Roani Villani, La decorazione plastica dell'Arco di Porta San Gallo a Firenze, in "Paragone", 437, 1986, pp. 53-67;
C. Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura, Milano 1987, pp.10-13, 67, 68;
B. Klein, L'Arco di Lorena. Habsurgische Propaganda in Florenz in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XXXII, 1/2, 1988, pp. 253-292.